La poesia che trasformò San Nicola in Babbo Natale

 

di Enzo Varricchio

 

 La poesia che trasformò San Nicola/Santa Claus in Babbo Natale.

Questa è la prima traduzione italiana di “A Visit from St. Nicholas” (“Una visita di San Nicola”), una delle poesie più lette al mondo, divenuta anche una delle canzoni più tipiche del Natale (interpretata da Louis Armstrong, Bob Dylan, Aretha Franklin e The Platters).

 

Una visita di San Nicola

(Traduzione di Enzo Varricchio e Viviana Didonna – diritti riservati)

 

Era la notte prima di Natale.

Nella casa nulla di nulla si muoveva, neppure un topolino;

Le calze erano appese con cura al camino,

In attesa di San Nicola;

I bimbi stavano accoccolati nei lettini accoglienti

E visioni di prugne zuccherate danzavano nelle loro teste.

E mamma nel suo fazzoletto, e io nel mio berretto,

Avevamo appena spento il nostro cervello per un lungo riposino invernale.

Quando nel prato sortì un gran baccano,

Che balzai su dal letto per vedere cosa stava accadendo.

Scattai verso la finestra in un baleno,

spalancai le imposte, acciuffai una sciarpa.

La luna sulla coltre di neve appena caduta,

illuminava a giorno le cose terrestri;

quando apparì ai miei occhi strabuzzati

una slitta minuscola e otto piccole renne

guidate da un vecchietto, così veloce e gagliardo;

capii in un attimo che doveva essere Lui, San Nicola in persona.

Più veloci delle aquile giunsero le sue renne,

e Lui fischiava e gridava, e le chiamava per nome:

“Su! Dasher, su! Dancer, vieni qui! Prancer e Vixen,

forza! Venite qui! Cupido, corri! Dunder e Blixem;

Sulla veranda! Oltre il muro!

Ora Dash, via! Dash, via! Dash via tutti!”.

Come le foglie secche volano a casaccio prima dell’uragano,

quando urtavano un ostacolo, essi salivano più in cielo;

così le renne volarono su, su, fino al terrazzo,

con la slitta piena di giocattoli – e San Nicola con loro:

E poi, in un batter d’occhio, ho sentito sul tetto

il battere e lo scalpicciare d’ogni piccolo zoccolo.

Era come l’avevo immaginato:

San Nicola è balzato giù dal camino:

Era impellicciato dalla testa ai piedi,

Con gli abiti pieni di fuliggine;

Un sacco ricolmo di giocattoli sulla schiena,

Sembrava un venditore ambulante che mostra la sua merce:

Come brillavano i suoi occhi! Le sue fossette: com’erano allegre,

le sue guance erano come rose, il suo naso come una ciliegia;

La sua piccola bocca sorridente era tesa come un arco,

e la barba sul mento era bianca come neve,

tra i denti teneva stretto il ceppo d’una pipa,

e  una nuvola di fumo gli coronava la testa.

Aveva la faccia larga e una pancia bella rotonda

Che ballonzolava quando rideva, come una ciotola colma di gelatina;

Era paffuto e cicciottello, un vecchio folletto allegro. E ho riso quando l’ho visto, mio malgrado;

Con un occhiolino e un cenno del capo

Mi fece capire che non avevo nulla da temere.

Non disse una parola, fece solo il suo lavoro.

E riempì tutte le calze; poi si girò di scatto,

appoggiando l’indice sul naso mi tacque

e con un cenno del capo ritornò su per il camino.

Balzò sulla slitta, richiamando con un fischio la sua squadra,

e tutti volarono via come il fondo d’un cardo:

ma l’ho udito esclamare mentre spariva dalla mia vista –

“Buon Natale e buona notte a tutti”.

 

 

Nota anche come “Twas the Night Before Christmas” (“Era la notte prima di Natale”) o come “The Night Before Christmas” (“La notte prima di Natale”), la poesia apparve per la prima volta nel 1823 in forma anonima con il titolo di “An Account of a Visit of St. Nicholas” sul quotidiano di Troy (New York), Sentinel Troy di martedì 23 dicembre 1823.

Ne seguirono altre pubblicazioni, apparse quasi sempre con delle illustrazioni.

Una delle prime versioni illustrate è datata 1830 e conteneva la riproduzione del testo apparsa nel Troy Sentinel, pubblicata con un’illustrazione di Myron B. King, che mostrava Santa Claus in cima ad un tetto con la slitta e le renne.

Nel 1837, la poesia fu pubblicata nel New York Book of Poetry.

Il giorno di Natale dell’anno seguente, fu ufficialmente attribuita a Clement Clarke Moore e in seguito ottenne grande successo sia negli Stati Uniti che in Europa.

Il poemetto costituisce uno snodo fondamentale nel passaggio dalla figura cristiana del santo Nicola di Myra e Bari all’idolo del consumismo natalizio Santa Claus/Father Christmas, poiché tutte le raffigurazioni successive del personaggio furono influenzate da questo testo che associa il più popolare portatore di doni del pianeta alle date del 24-25 dicembre, anziché al 6 dicembre, giorno dedicato a San Nicola nel calendario cattolico.

Alla poesia fa un chiaro riferimento il titolo del film d’animazione Nightmare Before Christmas, film prodotto da Tim Burton nel 1993.

Il primo verso della poesia è citato nel film con Bruce Willis Trappola di cristallo (Die Hard, 1988), film ambientato nel periodo natalizio.

Essa creò anche una disputa tra la tradizione olandese e il folk statunitense oltre che un piccolo mistero letterario: la paternità della poesia è disputata tra un autore americano e uno olandese: rispettivamente Clement Clarke Moore (1779-1863) ed Henry Livingston Jr. (1748-1828).

Il direttore del giornale ove fu pubblicata ammetteva: “Non sappiamo a chi essere debitori per la seguente descrizione di questo… personaggio semplice e delizioso, dalla bontà paterna, ovvero Santa Claus”.

L’autore ufficiale è considerato Clement Clarke Moore, insegnante di lingue e letterature straniere e studioso di teologia newyorkese, il quale avrebbe scritto il poema tra il 1821 e il 1822. L’intento sarebbe stato – così vuole la leggenda – quello di allietare i suoi sei bambini la sera della Vigilia di Natale con un racconto su San Nicola/Santa Claus dopo una gita in slitta. Pare che la poesia fosse destinata a rimanere – secondo le intenzioni di Moore – in ambito strettamente privato. Sarebbe stata un’amica di Moore, la Signorina Harriet, residente a Troy, nello Stato di New York, a spedire – senza il consenso dell’autore – il poemetto ad Orville L. Holly, editore del quotidiano locale, il Sentinel Troy.

Altra parte degli studiosi considera Henry Livingston Jr. (1748-1828), poeta statunitense di origine olandese, già morto all’epoca in cui la paternità fu attribuita a Moore, il vero autore della poesia.

La teoria è stata fortemente sostenuta dai discendenti di Livingston, secondo i quali Moore avrebbe commesso un plagio. Pare che Livingston avesse composto il poema già tra il 1804 e il 1805.

La poesia sarebbe stata poi udita da una donna, diventata in seguito l’istitutrice dei bambini di Clement Clarke Moore: sarebbe stata lei a farla conoscere a quest’ultimo.

Il manoscritto originale di Livingston sarebbe invece andato perduto in un incendio intorno al 1840.

 

 

San Nicola di Myra e Bari è il santo più popolare della Cristianità. Santa Claus (Sanctus Nicolaus) fu il primo santo del vecchio mondo ad apparire negli States e specificamente a Nuova Amsterdam, l’odierna New York, forse perché importato dai primi coloni olandesi che nonostante il Protestantesimo gli erano rimasti devoti. I suoi abiti furono ridisegnati in quelli di Father Christmas dalla Coca-Cola. Ancor oggi il 6 dicembre ad Amsterdam si calcola che circa 300.000 persone affollano le strade per festeggiare il giorno di Santa Claus. La chiesa di San Nicola a New York, distrutta nell’attentato alle Torri Gemelle del 2001,  si ricostruirà con il contributo di fedeli d’ogni parte del mondo.

https://www.scriptamoment.it/2018/11/29/san-nicola-una-vita-da-leggenda/

 

 

 

 

Il testo

E’ la Vigilia di Natale in una casa degli Stati Uniti, con i bambini a letto che hanno lasciato le calze appese in attesa dei regali da parte di San Nicola.

San Nicola appare all’improvviso con una barba bianca, le guance rosse, il naso color ciliegia e vestito con una pelliccia. Il santo (ormai secolarizzato) giunge nella casa bordo di una slitta tirata da otto renne e scende dal camino con un grande sacco in spalla.

Nella poesia vengono poi citati anche i nomi delle renne:  Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donder e Blixem.

Il portatore di doni infine se ne va pronunciando le parole “Buon Natale a tutti e a tutti buona notte!”.[

Il componimento pare essere influenzato sia dalle descrizioni fatte da Washington Irving in The History of New York, sia forse dal poema The Children’s Friend: A New Year’s Present, to Little Ones, from Five to Twelve (testo peraltro uscito solo pochi anni prima di A Visit from St. Nicholas, ovvero nel 1821. Quest’ultimo testo in particolare, attribuito a James K. Paulding o a J. Stanbury, è il primo a legare la renna a Santa Claus. Altre descrizioni, così come i nomi delle renne (come, ad esempio, Donner), sono invece forse attinte dal folclore europeo e dalla mitologia.

  

A VISIT FROM ST. NICHOLAS (1823)

Twas the night before Christmas, when all thro’ the house
Not a creature was stirring, not even a mouse;
The stockings were hung by the chimney with care,
In hopes that St. Nicholas soon would be there;
The children were nestled all snug in their beds,
While visions of sugar plums danc’d in their heads,
And Mama in her ‘kerchief, and I in my cap,
Had just settled our brains for a long winter’s nap —
When out on the lawn there arose such a clatter,
I sprang from the bed to see what was the matter.
Away to the window I flew like a flash,
Tore open the shutters, and threw up the sash.
The moon on the breast of the new fallen snow,
Gave the lustre of mid-day to objects below;
When, what to my wondering eyes should appear,
But a minature sleigh, and eight tiny rein-deer,
With a little old driver, so lively and quick,
I knew in a moment it must be St. Nick.
More rapid than eagles his coursers they came,
And he whistled, and shouted, and call’d them by name:
“Now! Dasher, now! Dancer, now! Prancer and Vixen,
On! Comet, on! Cupid, on! Dunder and Blixem;
To the top of the porch! To the top of the wall!
Now dash away! Dash away! Dash away all!”
As dry leaves before the wild hurricane fly,
When they meet with an obstacle, mount to the sky;
So up to the house-top the coursers they flew,
With the sleigh full of toys — and St. Nicholas too:
And then in a twinkling, I heard on the roof
The prancing and pawing of each little hoof.
As I drew in my head, and was turning around,
Down the chimney St. Nicholas came with a bound:
He was dress’d all in fur, from his head to his foot,
And his clothes were all tarnish’d with ashes and soot;
A bundle of toys was flung on his back,
And he look’d like a peddler just opening his pack:
His eyes — how they twinkled! His dimples: how merry,
His cheeks were like roses, his nose like a cherry;
His droll little mouth was drawn up like a bow,
And the beard of his chin was as white as the snow;
The stump of a pipe he held tight in his teeth,
And the smoke it encircled his head like a wreath.
He had a broad face, and a little round belly
That shook when he laugh’d, like a bowl full of jelly:
He was chubby and plump, a right jolly old elf, And I laugh’d when I saw him in spite of myself;
A wink of his eye and a twist of his head
Soon gave me to know I had nothing to dread.
He spoke not a word, but went straight to his work,
And fill’d all the stockings; then turn’d with a jerk,
And laying his finger aside of his nose
And giving a nod, up the chimney he rose.
He sprung to his sleigh, to his team gave a whistle,
And away they all flew, like the down of a thistle:
But I heard him exclaim, ere he drove out of sight —
“Happy Christmas to all, and to all a good night”.

 

 PH:

https://etc.usf.edu/lit2go/234/a-visit-from-st-nicholas-twas-the-night-before-christmas/5903/a-visit-from-st-nicholas-twas-the-night-before-christmas/

https://www.scriptamoment.it/2018/11/29/per-un-fantastico-natale/

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