Preparare il cambiamento
di Davide D’Agostino
studente
A partire dallo scorso mese, ci siamo ritrovati a vivere qualcosa di impensabile fino a poco tempo fa.
Nessuno, infatti, avrebbe mai potuto immaginare che la nostra moderna società, frenetica, globalizzata, instancabile, si sarebbe, di colpo, fermata.
Tutti siamo costretti a rimanere isolati nelle nostre case, per proteggerci da un “assassino invisibile”, riprendendo le parole con cui il Primo
Ministro britannico Boris Johnson ha definito il virus SARS-CoV-2, capace di tenere il mondo sotto scacco così a lungo (e di cui, forse, non ci libereremo fino a quando non sarà pronto un vaccino).
All’inizio lo abbiamo sottovalutato (anche io, devo ammetterlo), non considerandolo capace di catapultarci in questa drammatica situazione. Credevamo impossibile uno scenario di questo tipo, nemmeno lo concepivamo, invece ci sbagliavamo.
Eppure, per quanto negativo possa essere il periodo, si possono trarre insegnamenti.
La pandemia ha sorpreso tutti, il suo scoppio è stato come un fulmine a ciel sereno, ha messo a nudo le nostre fragilità, ma questa è l’occasione per migliorare sia come individui, sia come società.
Mi è tornato alla memoria un libro che a suo tempo mi ha impressionato e fatto riflettere: Cecità (1995), del premio Nobel per la letteratura José Saramago.
Lo scrittore immagina il dilagare nel mondo di una malattia mai vista prima, sconosciuta, che provoca la cecità a chi viene infettato. Il
contagio è inspiegabile e immediato, per questo tutti i malati vengono rinchiusi in un vecchio manicomio dismesso senza la possibilità di fuggire e di interagire con l’esterno, nemmeno per ricevere cibo. Abbandonati al loro destino, gli ammalati cessano di essere uomini, regredendo a uno stato bestiale e selvaggio, in cui prevale l’egoismo e qualsiasi altro istinto primordiale. In questo modo la società crolla, come un fragile castello di carte e si scatena il caos.
Alla fine del romanzo, però, tutti i ciechi recuperano la vista e si rendono conto che hanno sempre vissuto in una società dominata dall’indifferenza, in cui non si sono mai accorti delle brutalità che commetteva.
Frase emblematica del romanzo, che racchiude in sé tutta la sua morale, è quella pronunciata dall’oculista, primo contagiato:
“Non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi che, pur vedendo, non vedono”.
Anche noi stiamo vivendo il caos con le truffe, le false notizie, l’approfittarsi dei più deboli, il panico, le rivolte nelle carceri e ci stiamo rendendo conto che fino a ora ci siamo comportati da egoisti. Stiamo capendo che ci vuole solidarietà, empatia, mutuo soccorso per vivere come uomini, non come animali in competizione tra loro.
Spero che questa presa di coscienza continui anche alla fine dell’emergenza.
Mi viene anche da pensare al film Il settimo sigillo, capolavoro del 1957 del regista svedese Ingmar Bergman, in cui il cavaliere crociato, Antonius Block, interpretato da Max von Sydow, torna nella sua patria mentre la peste dilaga. Appena arrivato, si trova faccia a faccia con la Morte in persona, che è venuta a prenderlo.
Il cavaliere decide di sfidarla a scacchi, per guadagnare tempo, perché vuole trovare un’azione che dia senso alla sua esistenza, che alla fine riesce a compiere, facendo scampare alla Morte stessa una famiglia di saltimbanchi. Il clima di incertezza e paura generato dalla peste e l’incontro con la Morte spinge il protagonista a profonde riflessioni.
Anche noi dovremmo sfruttare questo periodo per scavare nella nostra interiorità, dare uno sguardo a noi stessi per conoscerci meglio, alla ricerca di un’“azione significativa”, seguendo l’esempio di Antonius Block.
Tuttavia, la quarantena ha un suo prezzo, che è quello emotivo.
È facile parlare di spunto per la riflessione e di miglioramento interiore, ma la verità è che questa è un’esperienza molto dura e
difficile da sopportare psicologicamente.
I ricercatori del King’s College di Londra hanno analizzato i dati raccolti da altri ventiquattro studi sugli effetti della quarantena, condotti in dieci paesi diversi in cui furono applicate misure di isolamento simili a quelle che stiamo vivendo oggi per prevenire la diffusione di altre malattie.
I risultati della loro analisi sono stati pubblicati su The Lancet.
È emerso che lo stress post-traumatico e la depressione possono durare anche per mesi dalla fine della quarantena.
Le emozioni più frequenti, inoltre, sono tristezza, paura, rabbia e senso di colpa.
Un altro studio della Columbia University ha rilevato che è frequente il ricorso a sostanze stupefacenti per alleggerire gli effetti devastanti che si possono riscontrare su alcuni soggetti, in special modo chi ha un passato di disturbi psichiatrici.
Samantha Brooks, autore principale dello studio, dice:
“Entrare in quarantena è un’esperienza solitaria e spesso spaventosa. Il nostro studio ha scoperto che ha effetti psicologici negativi. Il fatto che questi effetti durino per mesi o addirittura anni è particolarmente preoccupante e indica che è necessario mettere in pratica misure adeguate durante il processo di pianificazione della quarantena per ridurre al minimo l’impatto psicologico”.
Per concludere, voglio citare alcune parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pronunciate nel suo discorso alla nazione il 27 marzo scorso:
“Il momento che attraversiamo richiede coinvolgimento, condivisione, concordia, unità di intenti nell’impegno per sconfiggere il
virus: nelle istituzioni, nella politica, nella vita quotidiana della società, nei mezzi di informazione”.
Ed è proprio in questi periodi di difficoltà che è fondamentale essere coesi e supportarci l’un l’altro, perché è l’unico modo per far fronte ad un nemico comune, più forte, che non si può battere solo con le proprie forze. L’unità, la responsabilità, la solidarietà, l’impegno di tutto il personale sanitario sono gli ingredienti per uscire vincitori da questo duro conflitto che penso cambierà radicalmente il nostro modo di vivere, i nostri governi e la nostra società.
FONTI:
Romanzo: “Cecità”, José Saramago, 1995
https://libreriamo.it/aforismi/secondo-me-non-siamo-diventati-ciechi-secondo-me-lo-siamo-ciechi-che-
non-vedono-ciechi-che-pur-vedendo-non-vedono-di-jose-saramago/
https://www.affaritaliani.it/libri-editori/coronavirus-gli-insegnamenti-di-matrice-letteraria-
659208.html?refresh_ce
Film: “Il settimo sigillo”, Ingmar Bergman, 1957
Studi psicologici sulla quarantena
La quarantena può avere effetti psicologici duraturi, ma è necessaria
Discorso Presidente Mattarella
https://www.quirinale.it/ricerca/discorsi