Intervistiamo Anna Cammalleri, Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale Puglia.
Da Elon Musk al prof. Piero Formica, è ormai assodato che per gli studenti, una preparazione al mondo professionale, oggi, sia quantomeno necessaria.
Ecco le volontà iniziali di questa fantomatica alternanza scuola-lavoro, che tuttavia si è dimostrata un mare magnum, in cui attività e relativi obiettivi si sono un po’ confusi tra loro.
Piani triennali, piuttosto che brevi stage… Ogni scuola, ogni classe a modo suo: quasi sempre i ragazzi assistono a un’imposizione dall’alto di una rosa ristretta di mansioni da seguire.
Perchè? Secondo lei i ragazzi sarebbero pronti a scegliere con più autonomia? Non sarebbe più utile un piano didattico omogeneo orientato a altri obiettivi, come l’immaginazione, il sogno, la scelta, l’adattamento e l’ideazione di una nuova “professione” piuttosto che il mero lavoro un po’ dove capita che si verifica nei fatti?
La domanda tocca vari profili:
Rispetto al quesito se più utile un piano didattico orientato ad “altri” obiettivi ( ideazione …) piuttosto che conoscenza dell’esistente ( riconducibile allo schema dell’alternanza) ho da dire che nella costruzione del sapere ( quello critico, orientativo e non meramente cognitivo) intervengono vari aspetti e sollecitazioni . Seppure sposo fortemente il principio ( filosofico) “Nihil est in intellectu quod non prius fuerit in sensu” , non riterrei utile abdicare ad un percorso in luogo di un altro. Semmai c’è da capire “come” vengono realizzati i percorsi ( di alternanza in questo caso) e non solo fermarci agli obiettivi. Insomma ciò che è importante nel percorso formativo è per l’appunto “il percorso” che, a mio avviso, deve sempre procurare riflessione, curiosità, analisi, critica, dibattito, confronto. Tutti aspetti che alimentano anche l’immaginazione, il sogno, la progettazione del “ nuovo” , che si libera dal perimetro dell’esistente e del contingente.
Quanto all’altro aspetto ovvero all’omogeneità ( “piano didattico omogeneo” ci si chiede) devo esprimere una personale contrarietà al principio di omogeneità quando si parla di formazione dei minori ( e non solo) Nel senso che il vissuto e la personalità di ciascuno necessita di una attenzione e una declinazione diversa nell’approccio di metodi e tempi del piano didattico
Provi a mettersi nei panni di un componente del mondo scolastico, magari quello che crede possa essere il più colpito o in difficoltà (e attenzione gli studenti sono esclusi! Lo siamo stati tutti, sarebbe troppo facile).
Che periodo starà passando in questi giorni? E lei dal posto che ricopre, quali soluzioni avrebbe per rendere la sua esperienza migliore?
Non “ provo a mettermi nei panni” ; costantemente ho cercato e cerco di mettermi nei panni! Il periodo che sto passando unisce profonda tristezza e momenti di grande esaltazione. La tristezza sta nel’ essere spettatrice e anche attrice di una fatica gestionale mai vista in tali dimensioni sia per la scuola che per i miei uffici, che ha occupato spazi e tempi alla costruzione di progetti di politica scolastica. L’entusiasmo sta nell’essere parte di una comunità ( quella scolastica) che si è reinventata su percorsi inediti, innovativi, imprevedibili, alcuni condivisi. Avrei voluto avere più tempo per dedicarlo all’ascolto
Cosa significa questa parola? Cos’è o cosa dovrebbe essere questo luogo un po’ calpestato?
Scuola non è una parola e non è un luogo. È una dimensione intellettuale che sta tutta nella declinazione di futuro. Scuola è lo sguardo attraverso il microscopio e il cannocchiale “ insieme”. Scuola sta prima di tutto dentro di noi, e non fuori di noi. Scuola è appena nasci, finisce quando non ci sarai più, ma paradossalmente continuerà in altri anche grazie a te.
Anche il passaggio da parte di tutti ( intendo veramente tutti) nel percorso di scuola formale va vissuto con questo pàthos. Diversamente è inutile parlarne. Potrebbe rischiare, per l’appunto, che venga calpestata. Ma ciò non accadrà mai! La libertà di pensiero che è nel suo DNA non lo permetterà mai
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