Il grido di Pachanama
di Marco Paradiso
dipendente pubblico – attivista ambientale
Quasi 8 miliardi di figli della specie più evoluta tra quelle che la abitano, dovrebbero rappresentare un buon capitale sul quale affidarsi e contare per assicurarsi un roseo futuro…eppure se ci fermiamo ad riflettere un attimo su ciò che hanno prodotto in poche migliaia di anni tutti questi suoi figli, proprio non si direbbe che abbiano contribuito ad assicurarle una vecchiaia rassicurante!
Sarebbe troppo facile voltarsi e pensare al proprio orticello, come in realtà accade alla stragrande maggioranza di loro, ma forse adesso è arrivato il momento di fermarsi un attimo a pensare…ascoltare la voce di quella culla nella quale siamo nati e cresciuti…provare ad ascoltare più a fondo un grido che non ha un tono o volume uniforme!
Aprendo i giornali, per chi ancora lo fa, o accendendo la TV, oppure ascoltando la radio o navigando sul web, le notizie che circolano sono di continue e sempre più tragiche notizie di eventi climatici devastanti, improvvisi e spesso imprevedibili, che spazzano via intere comunità dei suoi abitanti!
“Chiedersi come questo sia possibile sarebbe il minimo… La madre Terra, Pachamama, che uccide i suoi prediletti?”
In realtà, in molti ribatterebbero che tali calamità hanno sempre caratterizzato la storia di Pachamama (è così che dagli Inca e da altri popoli dell’altopiano andino è chiamata la grande “dea madre”, dea della terra e della fertilità), che le loro alternate gravità hanno condizionato costantemente la vita sulla Terra, modificandone addirittura il suo aspetto !
La Statistica acclara, senza appello, che se non ci saranno inversioni di rotta drastiche e globali entro pochi decenni, la ciclicità e il livello di gravità del cambiamento climatico porterà a sempre più evidenti e gravi sconvolgimenti a danno proprio di innumerevoli comunità che da Pachamama hanno ricevuto il dono più prezioso… la vita!
Forse allora quel grido di paura è una reazione, l’unica che Pachamama sia capace di emettere, con la voce dirompente degli uragani, con il brontolio sommesso e terrificante dello sciogliersi dei ghiacciai polari, con il rantolo sommesso delle arsure desertiche che avanzano senza freno su sempre più vaste aree della sua crosta, con il pianto ultimo e disperato emesso da innumerevoli specie animali portate all’estinzione dall’uomo…
Proprio l’uomo ha, di fatto, alterato un equilibrio raggiunto in milioni di anni di evoluzione, un equilibrio meraviglioso ed altrettanto fragile che ha reso possibile la vita tra specie diversissime tra loro, creando condizioni uniche e finora non ritrovate in tutti i pianeti di svariate galassie a noi conosciute!
“Scienziati, politici, economisti ed ambientalisti si confrontano giornalmente su questi temi adducendo tesi spesso contrastanti tra loro, addivenendo a concilianti accordi se non a programmi a lungo termine con cui provano a scongiurare l’incalzare di tale situazione”
Dai primi anni Novanta la Comunità Internazionale di fronte ad un’evidenza oramai inoppugnabile, ha pensato bene a provare a riunire e mettere d’accordo i capi di stato dei Governi di tutto il pianeta, dopo aver esaminato una serie di documenti scientifici che mettevano letteralmente con le spalle al muro i detrattori delle tesi negazioniste sui cambiamenti climatici…con quali risultati?
E’ vero, sono state create numerosissime Aree protette, marine, boschive, lacustri e quant’altro, sono stati stipulati trattati internazionali per la regolamentazione dell’uso del territorio, per limitare la caccia di specie animali a rischio, scrivendo leggi e Regolamenti che provassero a preservare l’Ambiente!
Lodevoli iniziative che, ahinoi!, hanno fatto sì che si perdesse di vista quello che realmente occorrerebbe, ovvero un approccio Globale da parte di tutti i paesi della Terra nessuno, proprio nessuno escluso… E invece tante parole, riunioni interminabili, proclami, un bla bla bla che poco convince…
La realtà, da Rio de Janeiro 1992 a Parigi 2015, passando da Kyoto 1997 (le città dove si sono tenute le Conferenze Internazionali per il Clima) a numerosi altri trattati, dice un’altra sconfortante verità: dovendo ridurre in maniera considerevole la quantità di emissioni di gas serra (responsabili del buco dell’ozono e quindi dei cambiamenti stessi) ed essendo tali emissioni il risultato dell’utilizzo dei combustili fossili e altre attività antropiche, come gli allevamenti intensivi ed il taglio di sempre più vaste aree verdi, sarebbe necessario rivedere le politiche economiche di tutti gli Stati in maniera radicale!
Per dirla in breve, occorre investire in altre forme di energia pulita e rinnovabile in percentuali tali da arginare da subito l’effetto dannoso dei gas serra, ma ciò comporterebbe investimenti notevoli nonché l’abbandono di abitudini oramai consolidate che molti Stati non hanno accettato di portare avanti, almeno in misura tale da essere subito efficaci!
Qualcuno si chiede ancora meravigliato il perché di questo non venirne a capo…
Semplice…Gli interessi economici hanno il sopravvento…specie quando il denaro abbaglia ed annebbia la vista di coloro che, facendo i conti con il proprio orticello, dimenticano, o fanno finta di farlo, che con quel denaro non potremo comprare un Pianeta nuovo e abbastanza pulito da permettere alle generazioni future di godere di quell’Eden fiorito che era la nostra Pachamama solo qualche secolo fa!
Negli anni Settanta, un illustre scrittore e letterato italiano affermava: “Ci sono momenti della storia in cui non basta essere innocenti, bisogna essere coscienti!”: e se lo faceva riferendosi a tutti quei fermenti socio politici che infiammavano allora il nostro paese, oggi, quella stessa affermazione, potrebbe calzare a pennello, se riferita all’attuale emergenza ambientale.
E’ pur vero che se coscienza, da una parte, e politica ed economia, dall’altra, non vanno d’accordo è lecito chiedersi come potremmo uscire fuori da questa situazione dove tutti vorrebbero e nessuno fa realmente qualcosa di decisivo.
Manca, a guardare bene, una volontà politica comune per la risoluzione dei Cambiamenti Climatici, manca una coscienza comune impegnata in un cambiamento globale dei comportamenti nonché rivolta a consumi consapevoli … e di un altro pianeta in sostituzione del nostro, per ora, non vi sono notizie…Quindi?
Qualcuno prova ad avanzare ipotesi e tesi speranzose a supporto delle conquiste tecnologiche, dei progressi della scienza che, sicuramente notevoli ed evidenti specie nell’ultimo secolo, potrebbero aiutare a risolvere il dilemma, perché di dilemma si tratta, ovvero riuscire a trovare soluzioni per arginare le emissioni, per ridare vita a territori ormai devastati dalle attività distruttrici dell’uomo, per sostituire i combustibili fossili con tecnologie innovative e alla portata di tutti!
Certo, ben vengano tali scoperte e innovazioni…ma qualcuno, nel frattempo, ha pensato di fermare il cronometro dei cambiamenti? Forse nessuno ha avvisato i nostri governanti e CEO vari che quel cronometro è già partito da un pezzo…e qualche scienziato ricercatore indipendente, (fortuna per noi, non ancora portato all’estinzione dai propri simili!), ha già previsto da qui a una ventina /trentina d’anni…non centinaia o migliaia di anni, il countdown finale!
Fatalisti, allarmisti? Complottisti? Visionari? Li chiamano così…perché a nessuno fa piacere sentire che a questi ritmi di consumo delle risorse naturali ed emissione in atmosfera dei gas serra, tra poche decine di anni, il Pianeta griderà così forte che non ci saranno muri abbastanza spessi per proteggerci!
Se grazie al realizzarsi di un magnifico equilibrio naturale tra centinaia di migliaia di specie animali, vegetali e microbiote si sono create le condizioni per la nostra evoluzione fino ad oggi, dovremmo imparare ed educare noi stessi e le donne e gli uomini del futuro a pensare e agire, attuando comportamenti più rispettosi verso tutte le forma di vita, imparando proprio da loro ad integrarci nel reciproco rispetto.
Forse così potremo alleviare la sofferenza di Pachamama attenuando se non, addirittura, placando il suo urlo!