di Francesco Scorrano

Studente

La guerra è una delle manifestazioni più vergognose della condizione umana, il segno evidente del nostro fallimento morale. Ogni volta che una nazione si arma contro un’altra, il dialogo, la compassione e la comprensione vengono brutalmente calpestati.
La guerra ci ricorda che, nonostante tutti i progressi scientifici, tecnologici e culturali, rimaniamo legati a impulsi primitivi che mettono a nudo la fragilità del nostro progresso civile.

In guerra, i concetti di giustizia e umanità si dissolvono, sostituiti da un cinismo che giustifica la violenza in nome del potere o della paura. Le persone, ridotte a semplici pedine, subiscono orrori che pochi riescono a comprendere pienamente al di fuori delle zone di conflitto.
Ogni vita persa è una sconfitta per l’intera specie, e ogni città distrutta è un simbolo dell’incapacità dell’uomo di preservare ciò che ha costruito con fatica.

La guerra non risparmia nessuno: trasforma i bambini in orfani, le madri in vedove, le terre fertili in deserti. Ci costringe a tornare indietro, annullando con una sola esplosione anni di dialogo e di pace.
Nelle sue mani, la cultura si dissolve, la conoscenza viene bruciata, e ciò che rimane è solo cenere e desolazione.

Nonostante tutto, sembra che la guerra faccia parte di noi, come se fosse radicata in profondità nella nostra natura.
Forse è la nostra stessa esistenza a essere contaminata da questo impulso di distruzione.
E forse, proprio questa malattia insita nell’uomo potrebbe condurci, infine, alla nostra estinzione.

 


FOTO: di Freepik

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